Inquietanti scricchiolii
Mi sbaglierò, ma, davanti, abbiamo un punto pericoloso di “non-ritorno”, un gorgo che rischia di inghiottire “il bambino, assieme all’acqua sporca”. Mi si consenta la sinestesìa, tutto emana un acre odore di “già visto”, e neppure tanti anni fa.
Mi riferisco ai titoli dei Giornali e dei Telegiornali, che in apertura, sembrano tutti fissare il dito anzichè la luna:
“Imprenditori si suicidano”;
“EQUITALIA nel mirino”;
“Assalto all’Agenzia delle Entrate”;
“Ostaggi per cinque ore di un disperato”;
“Le vedove dei suicidi sfilano a Bologna”.
Una domanda, fin troppo retorica, si affaccia: è mai possibile che una decina di donne, affrante dal dolore, possano trovare la forza ed il tempo per raccordarsi fra loro e darsi un appuntamento “pubblico”? No, certamente.
Può accadere soltanto se un “grande fratello” le cerchi, una ad una, e ne organizzi il trasferimento e la “sfilata” a favore di telecamere.
Non è passato troppo tempo da quando un Presidente del Consiglio bollò le tasse come vessazione di Stato e pontificò che era giusto non pagarle.
Il fetore nauseabondo che promana da queste orchestrate, “scientifiche” riedizioni rimanda a un copione già letto e troppo anzitempo dato per cestinato.
Gli interpreti son cambiati, ma quello che appariva prima un vergognoso “assolo”, ora è un vero e proprio coro. E nemmeno “a bocca chiusa”.
E’ quasi superfluo ricordarlo: l’esazione delle Imposte è la più alta espressione della sovranità di uno Stato. Esse sono necessarie per mantenere i servizi pubblici: quelli che l’iniziativa privata non ha alcuna legittimazione, e convenienza, ad assicurare .
Quel che angoscia di più è il silenzio o la complicità di tanti che, e colti a nuotare in acqua sporca, sembrano non interessarsi affatto alle sorti del bambino, nemmeno se il bambino è lo Stato.
Mi sbaglierò, ma c’è da aver paura. Persino più di quanta se ne aveva negli anni in cui “gli idraulici – direbbe Erri De Luca – usavano il piombo”. Allora, la paura era avvertita, nel suo tragico spessore.
Così non sembra oggi, purtroppo.